Conan il ragazzo del futuro: alla scoperta di un grande classico

Nel 1970, lo scrittore Alexander Key pubblica il romanzo The Incredible Tide (Conan, il ragazzo del futuro), ambientato in un mondo post apocalittico, in cui la Terra è stata distrutta a seguito della Terza Guerra Mondiale. Il romanzo vuole muovere una critica alla Guerra Fredda e alla corsa agli armamenti, giocando sulla paura di una possibile guerra nucleare che avrebbe sconvolto il mondo.

Nel 1978, al giovane regista Hayao Miyazaki, che fino ad allora aveva lavorato quasi solo come animatore ed aveva diretto Lupin III, viene affidato il compito di adattare quel romanzo in una serie. Forse, quello che voleva il regista potrebbe sembrare oggi troppo esigente, anche perché all’attivo non aveva molte opere, ma proprio le sue pretese gli permisero di emergere: Conan il ragazzo del futuro segna un punto di svolta nella carriera di Miyazaki e nell’animazione in generale.

Un futuro molto vicino

Come le migliori opere di fantascienza, anche Conan il ragazzo del futuro delinea un futuro che a conti fatti non è molto diverso dal nostro presente, in cui l’avanzamento tecnologico ha portato alla lenta ed inesorabile disfatta della natura, che cerca di sopravvivere e di opporsi alla forza dell’uomo.

Nel 2008, il genere umano sfiorò l’estinzione a causa di armi elettromagnetiche che eliminarono più della metà degli esseri viventi dalla Terra. Questo cataclisma causò un improvviso spostamento dell’asse terrestre che portò i continenti ad essere sommersi dalle acque. Solo dopo 20 anni dalla Grande Catastrofe, la natura sta ritornando rigogliosa, ma gli esseri umani sono ancora costretti a sopravvivere giorno per giorno in comunità sulle isole. Proprio su una di queste vivono il piccolo Conan e suo nonno: come avremo modo di scoprire già dal secondo episodio, quando scoppiò il cataclisma, il nonno di Conan insieme ai suoi amici provò a lasciare il pianeta, ma a causa di un guasto, la navicella precipitò su un’isola. I superstiti provarono a sopravvivere a lungo, ma l’assenza di acqua e cibo rischiava di ucciderli; fortunatamente, dalle profondità della terra sgorgava una fonte d’acqua. Ciò permise ai superstiti di continuare a vivere; in questo contesto così difficile nacque Conan, che sin dal primo vagito rappresentava una nuova speranza per un futuro migliore.

Il protagonista è cresciuto sull’isola e questo lo ha temprato tanto da renderlo impavido e coraggioso: ad esempio, non teme di affrontare da solo uno squalo che infesta le acque. Un giorno, il Nostro trova sulla spiaggia una ragazza priva di sensi: in un primo momento è spaventato e meravigliato perché non ha mai visto un altro essere umano, ma dopo aver capito che è una persona in difficoltà decide di aiutarla.

In seguito abbiamo modo di scoprire che lei è Lana, originaria dell’isola di High Harbor e che è alla ricerca di suo nonno, il Dr. Briac Rao, che è scomparso da tempo; ha lasciato la sua terra di origine perché ricercata dagli uomini di Indastria che la vogliono catturare per scoprire dove si trova Rao. Improvvisamente arriva un velivolo di Indastria, pilotato da Monsley, una pilota fredda ed impassibile, che non si preoccupa di usare la forza contro il nonno di Conan.

Nonostante i tentativi del giovane protagonista di proteggere la fanciulla, questa viene rapita; inoltre, a seguito di una colluttazione, il nonno rimane ucciso, ma prima di morire prega il nipote affinché parta alla ricerca di Lana e di amici con cui poter creare un nuovo mondo in cui vivere.

Volendo esaudire il suo ultimo desiderio, Conan si imbarca su una zattera improvvisata alla volta di un’avventura alla ricerca di Lana: nel corso del viaggio incontrerà Jimsey, un bambino che vive lontano dagli altri abitanti, e Dyce, il capitano della nave Barracuda che in un primo momento deve portare la ragazza ad Indastria, ma poi decide di aiutarla. Non saranno affatto assenti i nemici: oltre alla già citata Monsley, c’è anche Repka, che vuole contattare Rao per utilizzare l’energia solare. Ben presto, quella che inizia come un’avventura per liberare una fanciulla in pericolo diventa una missione per impedire che il mondo possa andare verso una seconda rovina.

Un’avventura per bambini

Le origini di Conan il ragazzo del futuro sono legate alla carriera di Hayao Miyazaki. Come già sappiamo, dopo aver terminato l’università, Miyazaki ha iniziato a lavorare come animatore per la Toei Animation, dove riesce a farsi notare con il film del 1965 Space Gulliver, grazie al contributo apportato allo sviluppo del finale.

Dopo aver lavorato come primo animatore a titoli come La grande avventura del piccolo principe Valiant e Il gatto con gli stivali, nel 1971 Miyazaki lascia lo studio d’animazione, insieme ai colleghi ed amici Isao Takahata e Yoichi Kotabe per lavorare presso la A Production (nota ora come Shin-Ei Animation, la stessa che ha realizzato Doraemon), che all’epoca collaborava con un’altra importante azienda: Tokyo Movie, oggi TMS Entertainment. Qui, Miyazaki e Takahata ricevono un’offerta da Yasuo Otsuka, con cui hanno lavorato all’epoca di Toei, di curare l’adattamento del manga di Monkey Punch, Lupin III. Inizialmente, la serie sul ladro gentiluomo era affidata al regista Masaaki Osumi, il quale, però, aveva dato all’opera un’atmosfera troppo adulta e non in linea con il tipo di produzione; per questo motivo subentrarono alla regia Miyazaki e Takahata che apportarono sostanziali modifiche. L’esperienza dietro la macchina da presa segna una svolta per il giovane regista ed animatore: dopo essersi messo alle spalle le peripezie di Lupin, gli ormai inseparabili Miyazaki, Takahata e Kotabe cambiano nuovamente studio ed iniziano a lavorare presso quella che oggi conosciamo come la Nippon Animation.

Nel 1978, a soli 37 anni, con le idee ben chiare per il suo futuro, Miyazaki accetta di realizzare una serie che lo avrebbe accompagnato per sempre e che avrebbe influenzato i suoi lavori successivi: Conan il ragazzo del futuro.

In quel periodo, l’emittente televisivo NHK ingaggiò Nippon Animation per il primo anime che sarebbe andato in onda sulla televisione locale, visto che in quel periodo stavano spopolando; forse anche per cercare di sbaragliare la concorrenza, la NHK aveva bisogno di un titolo che si differenziasse dagli altri. Il produttore di Conan il ragazzo del futuro, Junzo Nakajima, era convinto che avrebbe dovuto realizzare una serie per famiglie, simile ai World Masterpiece Theater per cui lo studio era diventato famoso: una raccolta di anime ispirata alla letteratura per ragazzi, come Heidi, Anna dai Capelli Rossi e Papà Gambalunga.

Nakajima era pronto ad adattare Il giardino segreto, ma successivamente decise di realizzare un’avventura per bambini. La rete accettò la richiesta del produttore e gli propose The Incredible Tide.

Nakajima scelse Miyazaki come regista, il quale inizialmente era riluttante, ma alla fine accettò solo a due condizioni: che il direttore delle animazioni sarebbe stato Yasuo Otsuka e che avrebbe potuto apportare delle modifiche alla storia originale. Sin da quando il progetto è stato suo, Miyazaki ha dedicato tutto se stesso per portare alla luce una serie che fosse unica nel suo genere e che sarebbe stata indimenticabile: oltre a dirigerla, ha curato gli storyboard, la sceneggiatura ed il character design; infatti, si nota una similitudine con lo stile artistico di Lupin III. La vera sfida per Miyazaki fu proprio la sceneggiatura, perché stravolse il racconto originale, in modo da renderlo adatto a tutti: il romanzo non era per bambini, essendo cupo.

Per questo, il regista decise di cambiare drasticamente i punti che non gli erano piaciuti ed oltre a rendere i personaggi diversi, alterò le fondamenta del racconto: come ha affermato in un’intervista, Miyazaki aveva notato che High Harbor ed Indastria rappresentavano rispettivamente gli USA e l’Unione Sovietica, ma questo andava contro l’idea di creare un mondo distrutto, ma in cui non ci fossero barriere linguistiche e sociali; l’unico modo per distinguere i vari personaggi erano i capelli rossi di alcuni di loro.

Nonostante i buoni propositi di Miyazaki di realizzare un’opera originale, ma che raccontasse una storia significativa, Conan il ragazzo del futuro ebbe una produzione travagliata, non solo perché mancavano il personale artistico e gli animatori, ma anche perché questa rappresentava una nuova sfida per il futuro fondatore dello Studio Ghibli.

Prima di dedicarsi al titolo di Nippon Animation, il regista non aveva mai diretto da solo un anime, avendo sempre avuto il supporto di Takahata, ma ora era da solo e sentiva di non potercela fare. Fortunatamente, grazie all’aiuto di alcuni collaboratori Miyazaki è riuscito a superare le difficoltà e a portare a termine una delle sue opere più significative.

Un significativo pezzo di storia

A discapito dei problemi di produzione, Conan il ragazzo del futuro ha riscosso un enorme successo, sia in patria che al di fuori, ma qual è il suo segreto? Il pregio principale della serie diretta da Miyazaki è proprio quella di essere un’avventura leggera e spensierata per bambini, ma con tematiche che possono essere apprezzate anche dagli adulti.

A conti fatti, la serie non è del tutto adatta alle famiglie: basti pensare ad esempio che ci sono bambini che fumano e bevono, o adulti che per ottenere ciò che vogliono sono disposti anche a minacciare dei bambini. Questo, però, viene giustificato dall’istinto di sopravvivenza del genere umano: il regista voleva creare un mondo distrutto, in cui gli umani avessero un forte desiderio di vivere. Chiunque conosca i lavori di Miyazaki e dello studio Ghibli, si renderà subito conto di come questa sia la prima opera in cui viene affrontato il rapporto tra uomo e natura. Non è difficile notare come per colpa dell’avidità dell’uomo la Terra viene distrutta e la natura ha preso il sopravvento del pianeta, rendendolo inospitale ai pochi umani sopravvissuti, quasi a volersi vendicare. Nonostante ciò, gli umani sentono di avere ancora una speranza di continuare a vivere in un mondo inospitale. D’altro canto, ci sono persone che bramano di controllare tutto, senza preoccuparsi di portare nuovamente la rovina. In questo contesto, Conan rappresenta la perfetta simbiosi tra uomo e natura, perché nato in un periodo in cui la natura dominava ogni cosa e per sopravvivere si è dovuto adattare: per questo è dotato di forza, agilità e resistenza che potremmo definire sovrumane.

Ciò si ricollega all’altro fattore che ha segnato il successo dell’opera: personaggi ben delineati e sfaccettati, che riescono a conquistare facilmente lo spettatore, soprattutto i protagonisti. Miyazaki ha affermato di aver voluto creare i ruoli principali ispirandosi proprio ai bambini: con Conan ha dato forma ai loro sogni e alle loro speranze quando immaginano di essere gli eroi delle storie fantastiche che creano.

Per questo motivo, il protagonista è un ragazzino che si diverte, è spensierato e sempre allegro, ed il suo carattere travolgente riesce a cambiare radicalmente le persone, anche senza parlare: ad esempio, Lana è abbastanza cupa e triste, ma quando è con Conan riesce a ritrovare il sorriso. Proprio questo dimostra come, sebbene sia Conan che Lana abbiano 11 anni, a volte si comportano come degli adulti: segno che i bambini rappresentano la speranza per un futuro migliore.

Per la prima volta, Miyazaki getta le basi per i personaggi femminili che avrebbero caratterizzato le sue opere: se in un primo momento Lana appare come una sorta di principessa da salvare, in realtà si dimostra coraggiosa, non piange e non teme le minacce. Forse, però, l’esempio più lampante è Monsley, capitano del velivolo Falco, una donna determinata e forte abbastanza da riuscire a tenere testa sia a Dyce che a Repka. Tutte queste peculiarità ben condensate mettono in evidenza la passione che Miyazaki ha riposto nella sua creatura tanto da decretarne il successo.

Al termine della serializzazione, Nippon Animation ha prodotto un sequel con un regista differente, che fu un flop; un film diretto da Miyazaki che ripercorre gli eventi, ma che ne modifica parte della storia (mai distribuito in Occidente), e un videogioco del 1992. Inoltre, la serie è stata una fonte di ispirazione per futuri animatori dello Studio Ghibli e per molti celebri mangaka e registi, tra cui Yoshiyuki Tomino (Mobile Suit Gundam) e Mamoru Oshii (Ghost in the Shell); tra questi, probabilmente, vi è anche Akira Toriyama con Dragon Ball. Non siamo riusciti a trovare interviste che confermino o confutino le nostre supposizioni, ma vedendo la serie di Miyazaki abbiamo notato dei parallelismi con Dragon Ball: ad esempio, i protagonisti dotati di forza ed agilità fuori dal comune per dei bambini e la loro infantile ingenuità; Conan e Goku non hanno mai visto un essere umano prima di Lana e Bulma e sanno di dover essere gentili con le donne, perché educati dai rispettivi nonni.

Eppure, l’impatto maggiore di Conan il ragazzo del futuro lo ha avuto proprio sulla carriera di Hayao Miyazaki: la tematica del complesso rapporto tra uomo e natura lo avrebbe portato, da lì a poco, a dirigere Nausicaa della Valle del Vento e a fondare lo Studio Ghibli.

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